Data: 30/12/2020 - Anno: 26 - Numero: 2 - Pagina: 6 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
Letture: 648
AUTORE: (Altri articoli dell'autore)
NOSTOS “Sei tu? O forse è il vaneggiare del definitivo saluto che spreme la speranza, dopo anni, di ascoltare di nuovo la tua voce. Perché sento odore forte di sale, la mano callosa di corde nodose e negli occhi intravedo un blu infinito? Eppure, se tu sei, nascesti nel solco dell’aratro e crescesti sotto l’ombra del castagno. Hai perso le tue radici?” “Sono io e non ho perso niente altrimenti non ti avrei più ritrovato. Dalla terra presi la spinta per andare incontro al confine del mare fino a quando, nel vento, potei vedere il confine della terra dove attraccare. I miei calli torneranno di ascia e di zappa e l’odore d’umido d’erba, fino a quando ci sarà di nuovo negli occhi la spinta per andare e tornare, andare e tornare…..” UN GIORNO DI QUIETE Un giorno di quiete, di questo sentiva il bisogno, di vivida luce che illuminasse le cose, per riconoscerle nitidamente appieno. L’urto alla sua virtù irto di ipotesi aveva provocato un livido intimo che si manifestava con una smorfia isoscele, ogni volta che sentiva pronunciata la parola “notte”. Di notte, infatti, si consumò l’abbandono lungo la strada del loro discorso frammentato, nel preciso angolo del suo disincanto. Walter Colaiacomo |